L'introduzione dell'intelligenza artificiale (AI) nel settore pubblico sta avendo un impatto significativo, con circa il 57% dei 1,8 milioni di dipendenti pubblici esposti alla nuova tecnologia. Di questi, il 12%, equivalente a circa 218mila persone, rischia di essere sostituito. Questo dato emerge dalla ricerca di Fpa, presentata al Forum P.a 2024, che evidenzia come l'80% dei lavoratori altamente esposti potrebbe beneficiare dell'integrazione dell'AI nel loro lavoro.
Circa 1,5 milioni di lavoratori in ruoli di leadership e gestione (ad esempio, dirigenti scolastici, responsabili strategici, leader di progetti innovativi, esperti tecnici, prefetti, magistrati e direttori generali) potrebbero lavorare in modo complementare con l'AI, a patto di ricevere una formazione adeguata e di operare in un ambiente organizzativo favorevole. Tuttavia, il 12% dei dipendenti, appartenenti a professioni meno specializzate con compiti ripetitivi e prevedibili, è a rischio di sostituzione. Un ulteriore 8% (circa 154mila lavoratori, tra cui molte professioni sanitarie e diplomatiche) si trova in una posizione ambigua tra sinergia potenziale e rischio di sostituzione.
La ricerca sottolinea che le professioni altamente specializzate e direttive hanno un elevato potenziale di collaborazione con l'AI, mentre quelle meno specializzate e routinarie sono vulnerabili alla sostituzione, suggerendo la necessità di rivedere i ruoli e promuovere la riqualificazione. L'adozione dell'AI rappresenta la "terza ondata" di trasformazione nel settore pubblico degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia.
Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Fpa, sottolinea la necessità di una riforma strutturale nella pubblica amministrazione. Questa dovrebbe includere una revisione dei processi di formazione per sviluppare competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e laterale, oltre a soft skills, per valorizzare il lavoro liberato da compiti ripetitivi. A livello organizzativo, è necessario passare da una logica gerarchica e burocratica a una più flessibile per gestire il cambiamento. La dirigenza deve inoltre spostarsi da una cultura dell'adempimento a una orientata agli obiettivi e ai risultati.
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